L'OTTICA
Il Newton 114 è lo strumento principe tra i neofiti dell'astrofilia da sempre. Il primo strumento acquistato, quello a cui si rimane affezionati, quello che materialmente "insegna" l'arte di
osservare, quello su cui, insomma, ci si fanno le ossa. Oggi magari non è più così o lo è solo in parte. Il mercato offre tantissime soluzioni, anche nella categoria degli economici. Si finisce
per preferire uno strumento a lenti o un piccolo catadiottrico, magari con montatura traballante però dotata di go-to. Si formano così, soprattutto tra che si avvicina per la prima
volta a questo mondo, schiere di astrofili che nulla sanno di collimazione, star hopping e di tutto quello che è il sale di una notte di caccia tra tori, leoni, orsi piccoli e grandi, in
compagnia di fattori, cacciatori, muse e vestali.
No, non siete sul sito di un esperto visualista ma il minimo indispensabile credo di averlo appreso. Anche grazie al Newton da 114 millimetri di apertura e 910 millimetri di focale acquistato
all'età di sedici anni. In realtà avevo ricevuto in regalo qualche anno prima un Konustart 60/700. Un rifrattore acromatico su montatura azimutale appartenente all'epoca in cui il giallo
ricopriva il tubo in metallo di questi strumenti. Oggi lo stesso modello, in blu metallizzato, ha pure il focheggiatore elettrico...
Fu un trampolino: ben presto mi divenne stretto e si rese necessaria una forte spinta in avanti, un balzo evoluzionistico, un 114. L'unico negozio in zona che vendesse telescopi possedeva un
SC da 8" e questo modello di Newton, entrambi marca Celestron. Non avevo certo possibilità di scegliere.
Mi feci accompagnare dall'allora mio professore di Italiano e Latino che ogni giorno mi trasmetteva nozioni di lettere ma soprattutto istillava passione per questo mondo, senza disdegnare pillole
di fisica. Grazie a lui, col quale sono ancora oggi in contatto, ottenni anche un piccolo sconto sul prezzo.
Sul cartone c'era scritto "Firstscope 114" (ve lo avevo detto che è il primo su cui fare sul serio!). Tubo nero, cella in metallo con le classiche tre coppie di viti per la collimazione,
montatura equatoriale alla tedesca, secondario sorretto da spider monobraccio tale da non potersi chiamare spider, fuocheggiatore misto plastica. Il tutto accessoriato con un oculare da 4 mm
Ramsden e uno da 20 mm con schema Huygens, entrambi con barilotto di 24,5 mm di diametro e un Sma da 25 mm di focale da 31,8, infine un filtro lunare da 24,5 mm.
Nel parco oculari ho incluso anche un 8 mm di 24,5 mm, accessorio in dotazione al Konustar. Il cercatore l'ho rimosso non solo dal tubo, come si vede in foto, ma anche dalla mia mente. Solo che
sul tele l'ho sostituito con un onorevolissimo 6X30 mm Konus (il primo amore...) precedentemente appollaiato su un 114 di un amico, mentre per richiamarlo alla mente ho dovuto
cercare in rete: l'originale era un 5X24 mm.
Una splendida paccottiglia tutto compreso a 750.000 lire (1999). Praticamente un furto. Di cui sono entusiasta ancora oggi. Perchè se posso dire che l'ottica è ben lavorata e priva di grossi
errori, se posso distinguere tra un oculare scadente e uno appena fruibile, se distinguo le costellazioni, le stelle doppie più note, se posso dire di aver visto M13 o la Galassia di Andromeda,
gli anelli di Saturno, le bande di Giove e le fasi di Venere, è merito suo.
LA MONTATURA
Dovendo scegliere la nuova strumentazione, e non avendo la possibilità di comprare tutto e subito, bisogna decidere se aspettare
tempi migliori o comprare un po' alla volta. Io ho seguito la seconda alternativa e, come era inevitabile, ho comprato per prima una nuova montatura.
In questi anni si è fatto un gran parlare della Sky Watcher EQ6, per la sua economicità certo, ma soprattutto per il rapporto qualità prezzo. Questa montatura fa il suo dovere senza chiede un grosso esborso di denaro e considerando che il cielo cittadino dal quale osservo mi preclude il campo della fotografia a lunga
esposizione, ho deciso di acquistarla agli inizi del 2009. Ci sono voluti due grossi scatoloni per immballare il treppiede in metallo e la montatura vera e propria, ma una volta assemblata non
occupa lo spazio che temevo. Questo perchè, abituato com'ero a gracili cavalletti snelli e slanciati, impegnati a sorreggere microscopici marchingegni, mi sono sorpreso di quanto il
treppiede fosse basso e di conseguenza non smodatamente largo e di quanto massiccia e robusta apparisse la montatura. Va detto poi, che ho la necessità di tenere il treppiede alla sua
altezza minima altrimenti rischierei, osservando nei pressi dello Zenit, di non arrivare all'oculare!
Ho scelto la versione senza go-to non solo per le 200 euro di differenza ma soprattutto perchè mi piace ancora impegnarmi nella ricerca degli oggetti che mi interessano. Inoltre è possibile
acquistare in un secondo momento il computer SkyScan oppure un gruppo motori magari più precisi e di maggiore qulità.
In rete esistono vari tutorial che insegnano ad ottenere il meglio da questo strumento, alcuni anche attraverso un minuzioso lavoro di sostituzione del grasso originale o dei cuscinetti
reggispinta. Non escludo affatto di mettere in pratica in futuro alcuni di questi consigli, ma per il momento la montatura mi sta bene com'è. Grossi problemi li ho trovati invece ad
alimentarla dalla rete elettrica domestica. Infatti trovare un alimentatore in grado di erogare 12 volts e 2 ampere non è una cosa semplice anche se non si direbbe. Tra le mani in questi giorni
mi è capitato per caso l'alimentatore del mio router che risponde a tutte le caratteristiche, fortuna che avevo già risolto con un alimentatore in grado di variare sia i volt che
l'aperaggio in uscita: l'ho settato a 13 volts e 2,7 ampere e la montatura funziona perfettamente. Un grazie va agli utenti del forum EQ6-Italia per gli utilissimi consigli.
Non ho ancora misurato l'errore periodico del mio esemplare e credo che non lo farò mai per i motivi descritti in precedenza. Forse mi deciderò a farlo quando arriverà anche una nuova e più
pretenziosa ottica.
LA BARLOW
Questo è uno dei migliori acquisti. E' uno di quegli oggetti
in cui ci si imbatte aggirandosi nel mercato dell'usato. Avevo tra le mani una splendida torretta binoculare della Baader che utilizzavo prevalentemente sul telescopio
di un vecchio amico col quale condividevo e condivido tuttora la passione per l'astronomia. Purtroppo per lavoro mi sono trasferito lontano e siccome non tutti coltiviamo le passioni allo stesso
modo, mi sono tenuto la torretta per un futuro acquisto di un telescopio adatto.
La scelta non era delle migliori così ho deciso di venderla. E mi sono imbattuto in questa barlow 3X.
E' autocostruita, o meglio, come ha tenuto a precisare il vecchio possessore, un ingegnere, è stata progettata in maniera professionale, intubata da una ditta specializzata e equipaggiata con
ottiche Kenko. Questa ditta giapponese costruiva duplicatori di focali e obiettivi fotografici di ottima qualità.
Sono stato molto cauto nell'accettare lo scambio ma per quanto tempo mi prendessi per decidere, non avevo elementi per valutare la lente: dovevo solo fidarmi. Decisi di scommettere e accettai. I
risultati sono nelle pagine del blog a fare bella mostra di se.
E' alta circa 96 mm in totale e dalla battuta sul porta oculare al fondo misura 34 mm. Completamente in metallo, con il tappo in plastica a coprire l'apertura di 31,8 mm e mezzo
portarullino fotografico a coprire le lenti.
Queste appaiono senza striature o graffi, con un leggero riflesso verde-azzurro e sono posizionate in una filettatura di cui
non conosco il passo nè l'utilità. Le due parti, quella nera e il barilotto da 31,8 mm contenente l'ottica, sono svitabili.
"Ti piace vincere facile?" è un tormentone di questi tempi in tv, e questa barlow vince facile visto che non ne avevo mai posseduta una che non fosse quella in plastica a corredo del mio
telescopio, e la mia esperienza nel valutare questi oggetti è molto limitata. Ma quello che ho ottenuto su Venere e Saturno mi fa credere che si tratti di un valido strumento.
Sulla stella doppia Mizar a 218X (con ortoscopico GO Baader da 12,5 mm) mi ha mostrato questa facile coppia, si separata, ma soprattutto pulita senza aloni o forti
aberrazioni.
Su Venere ho sofferto di forti sbuffi di luce attorno alla falce dovuti probabilmente alla grande luminosità del pianeta. Saturno mi è apparso come non mai e senza sbuffi di luce o riflessi
di sorta.
La Luna si è sempre mostrata con un contrasto e una nitidezza che non avevo sperimentato prima sul mio 114 anche in casi di trasparenza non eccelsa.
In conclusione, su questo strumento, non posso trarre conclusioni. Tranne una: è di sicuro un importante upgrade per la mia strumentazione.